Presidente, colleghi! Oggi è davvero un giorno importante, anche simbolicamente, (la ripartenza) abbiamo scelto di ripartire sapendo che dovremo farlo con responsabilità e consapevolezza, e siamo qui a discutere di quella che potrà davvero essere la base per una svolta autentica, e su basi nuove dai modelli di sviluppo, e della ripresa economica e sociale del nostro Paese. Ciò che stiamo oggi licenziando non è solo un piano con una mole di interventi senza precedenti, ottenuti, voglio ricordarlo, grazie ad un enorme lavoro dei nostri rappresentanti a Bruxelles, a partire dal Commissario Gentiloni, dei nostri Ministri, ma è la risposta concreta a tante delle domande che in questo terribile anno cittadini, imprese, famiglie, istituzioni hanno posto: e cioè come si esca dal disastro che la pandemia ha generato? La riposta è non tornando al pre-COVID. Lei parlando in questa Aula ha utilizzato una metafora ricordando che la pandemia non è stata una semplice interruzione della corrente, e quindi non sarà sufficiente riaccendere un interruttore. Niente sarà come prima, ma la qualità e la forza di ciò che verrà dipende da tutti noi.
Noi, innanzitutto che sediamo in luoghi istituzionali importanti. Ma più complessivamente noi che abbiamo responsabilità a vario titolo nel rappresentare in questo Paese popolo, imprese, lavoro. Per tutto questo ritengo che assieme alla indicazione della strada, delle priorità necessarie per modernizzare il Paese, superare quei divari che la crisi ha ulteriormente evidenziato, sarà necessario, come il Partito Democratico ha chiesto e proposto con forza, costruire, stringere un nuovo Patto economico e sociale tra Stato, Regioni, enti locali e forze economiche e sociali, di dare il via a quel "Next Generation Italia" , perché questa riscossa contro la crisi più grave che il nostro Paese ha vissuto dal dopoguerra diverrà tale solo se remiamo tutti nella stessa direzione, con il PNRR e concentrando tutte le risorse europee e nazionali in un medesimo disegno.
Il PNRR compie scelte strategiche importanti e si pone obiettivi ambiziosi: una spinta alla crescita, alla creazione di lavoro, alla riduzione dei divari, a partire da quelli di genere, generazionali, territoriali, più volte abbiamo chiesto e torniamo a chiederlo di mobilitare risorse verso il Sud del Paese. Tutto nel segno della svolta green che dovrà essere la chiave della rinascita - e a tale proposito nel tempo che mi è dato mi soffermo in particolare sull'agricoltura. Un comparto che, voglio ricordarlo, ha garantito anche nei momenti più difficili approvvigionamento di alimenti freschi al nostro Paese, che vive tutt'ora situazioni di grande criticità legati allo stop di tutta la rete Ho.Re.Ca, della mobilità turistica e quindi agrituristica, e che sarà uno snodo centrale del Green Deal per la sua funzione fondamentale di produzione di cibo, di salute, di paesaggio, di presidio territoriale ed ambientale, di fornitore di servizi di prossimità nelle aree rurali, così come di prestigio nel mondo. La declinazione del Green Deal nel comparto con le due strategie Europee Biodiversità e Farm to Fork indica la direzione: dare vita a sistemi che rafforzino le filiere dal campo, e dal mare, fino alle nostre tavole, garantendo salubrità, biodiversità, reddito dignitoso agli agricoltori ed ai pescatori ed ai lavoratori (voglio ricordare che in questi giorni si sta discutendo a Bruxelles di clausola sociale). Riduzione di input chimici, crescita di coltivazioni bio, tracciabilità del benessere animale. Sappiamo che oggi, la ricerca e le nuove tecnologie ci consentono di fare moltissimo per andare in questa direzione, sappiamo che le donne e i giovani in agricoltura si caratterizzano per scelte aziendali che vanno esattamente in direzione della sostenibilità, della biodiversità e dell'innovazione così come dell'accorciamento delle filiere, ma che c'è tanto da fare per consentire al mondo agricolo di praticarla questa sfida e di difendersi da pratiche di mercato dannose (legge europea/pratiche sleali).
Trovo nel testo che oggi discutiamo i presupposti per farcela. Presupposti che incontrano molte delle sollecitazioni che abbiamo avanzato sia come PD che come Commissione Agricoltura.
Nel Piano ci sono risorse importanti per rafforzare la sostenibilità delle filiere agricole e della pesca, per migliorare e modernizzare la logistica, i mercati, l'innovazione e le tecnologie dei macchinari investendo su risparmio energetico, consumi, su tracciabilità ed informazioni ai consumatori. Ci sono risorse per intervenire finalmente sulla sostituzione di coperture inquinanti nei fabbricati agricoli, nelle stalle, coibentando i tetti, installando fotovoltaico sulle coperture degli edifici, migliorando pertanto l'efficienza energetica e climatica dei locali, contemporaneamente concorrendo alla produzione di energia senza installare pannelli a terra, che invece sottraggono alla coltivazione ed alla produzione agricola terreno necessario. Io credo anzi, che dovremmo dare un messaggio chiaro al Paese, noi dobbiamo dare gli strumenti agli agricoltori per coltivare, e certo, anche per produrre agri-energie, ma la coltivazione deve restare la priorità nell'utilizzo del suolo agricolo, un suolo che anche negli ultimi anni continua a registrare una sottrazione di circa 4.040 ettari all'anno e che invece dovremmo utilizzare per accrescere la nostra produzione nazionale di qualità.
Sono 4 miliardi le risorse individuate che potranno vedere imprese investire, filiere aggregare i loro obiettivi ed accrescere il loro potenziale in termini di capacità competitiva, risposta ai consumatori, tempi per arrivare dai campi alle tavole ecc... Starà poi alla gestione di queste importanti risorse fare in modo che la ricaduta sulle imprese, anche quelle piccole che sono fondamentali per il presidio delle aree interne e montane, possano beneficiarne.
Restano per noi due ambiti che ci preoccupano e su cui chiediamo al Governo di recuperare: uno è quello della digitalizzazione del comparto, che dovrà necessariamente riguardare la Pubblica Amministrazione, la gestione burocratica ed i pagamenti, da un lato, delle aree rurali ed imprese dall'altro. L'agricoltura continua ad essere il settore economico più in ritardo in questo versante e noi dobbiamo recuperare, con una grande attenzione alle aree interne, perché, torno a ripeterlo, in quelle aree l'agricoltura è l'attività economica, ambientale, spesso sociale più rilevante. Non possiamo lasciarla in contesti di isolamento.
L'altro è quello della Forestazione. Difesa del suolo, biodiversità, clima, filiere del legno e delle agro-energie, presidio antincendio: dalla corretta e sostenibile gestione della silvicoltura, delle attività forestali passano tutte queste dimensioni. Non trovare nessun obiettivo e nessuna risorsa credo che rappresenti un problema che dobbiamo provare ad affrontare con altri strumenti. Riguarda la montagna, le aree interne, riguarda dimensioni dell'economia locale importanti che rischiano di scomparire con imprese e posti di lavoro.
Ci sono poi altri capitoli che hanno una ricaduta positiva sul comparto. Penso agli 880 milioni per la gestione delle risorse idriche, in parte già stanziati con risorse nazionali, penso alla riconversione degli impianti di biogas per il biometano per il quale obiettivo sono stanziati 1,4 miliardi, ed ancora agli investimenti per il tempo pieno e le mense scolastiche.
Sì, le mense. Il Pd ha molto insistito su questo punto. Tutti abbiamo visto in questi mesi la crescita delle file fuori dalle mense pubbliche, per accedere ad un pasto completo. Il tema della povertà alimentare è cresciuto in maniera prepotente nel nostro Paese, ed è purtroppo una crescita silenziosa, pudica, che deve scuoterci di più. Sappiamo, anche per la denuncia di Save the children, che in Italia per 160.000 bambini di molte famiglie piombate in questa nuova dimensione la scuola rappresentava l'unica possibilità di avere almeno un pasto proteico, sano e completo. Le mense coprono al nord l'80% delle scuole, ma non è così in tutto il Paese.
Anche per questo a nostro parere l'obiettivo di avere una mensa in ogni scuola primaria rappresenta un obiettivo di civiltà che il nostro Paese deve darsi e raggiungere. Mense che spesso scelgono di approvvigionarsi da imprese e produttori locali, biologici, a km 0, generando una ricaduta positiva sui piccoli agricoltori.
Infine voglio rappresentare qui la mia soddisfazione, consapevole di parlare anche a nome di tante donne, per aver raccolto finalmente la sfida trasversale delle dimensioni di genere e generazionali. Lei sa che il Partito Democratico e le Donne Democratiche ne ha fatta una condizione irrinunciabile. Donne, Sud, giovani, se non si svolta sulla loro condizione e sul loro futuro semplicemente questo Paese non ce la farà.
Adesso abbiamo posto le basi affinché dai prossimi mesi ci sia davvero un cantiere importante, il PNRR, coordinato con tutte le altre opportunità che avremo nella programmazione Europea in ogni campo. È certo che sarà fondamentale la governance di tutto questo. Sarà decisiva la capacità di tenere assieme velocità delle procedure e vigilanza sulla correttezza. Affinché il piano, le missioni, i progetti, abbiano una ricaduta reale sui territori e sul sistema produttivo.
Il PD è fiducioso, abbiamo in queste settimane interloquito con il Premier e con i Ministri, fatto proposte, evidenziato le nostre opinioni, anche le nostre riserve, e accogliamo con favore il testo conclusivo.
Il Pd appoggia con lealtà le scelte di fondo del Governo, le sostiene. Lo fa di giorno e di notte, nel CdM e nel Paese, perché semplicemente così si fa se la responsabilità oltre a chiederla, la si pratica.
Adesso è il tempo di costruire con determinazione e di mettere le gambe al nostro "Next Generation Italia".